Le differenze inventariali: quando l’azienda perde competitività

Ammanchi non noti, alias differenze inventariali, è un fenomeno che sottrae 60 milioni di euro dalle casse della grande distribuzione (come specificato qui).

Un fenomeno visto con sospetto anche dall’Agenzia delle Entrate, la quale subodora che questo possa essere un sistema per celare una parte dei ricavi da parte delle imprese.

In verità, le differenze inventariali provocano gravi danni alle aziende, diventando una voce passiva importante nel bilancio aziendale, tanto che l’ammontare delle differenze arriva spesso a superare gli utili.

Questo, oltre ad incidere sull’attendibilità del bilancio, va a influenzare la tassazione delle aziende di settore.

Un fenomeno molte cause

Le cause principali delle differenze inventariali sono i furti (81% dei casi), che possono essere attuati dai clienti o, peggio ancora, dal personale dipendente.

Altre ragioni vanno ricercate nella mancanza di professionalità da parte dei dipendenti stessi, che porta a inefficienza, inesperienza ed errori di gestione (il tutto rappresenta il rimanente 19% dei casi).

Come già spiegato, il fenomeno si tramuta in una perdita di competitività da parte dell’azienda, mettendo a rischio futuri investimenti, posti di lavoro e ad una possibile diminuzione della qualità del servizio verso i propri clienti.

Soluzioni?

È chiaro che il fenomeno delle differenze inventariali trae origine da una quantità di variabili di natura aziendale e non, rendendo impossibile identificare un’unica soluzione per tutte le imprese che operano nella GDO.

Per questo abbiamo creato un “Programma di prevenzione perdite” che ha lo scopo di ridurre il fenomeno, godendo di un forte appoggio da parte della direzione aziendale.

Lo step successivo sarà quello di costituire un sistema permanente di controllo, mantenendo, così le perdite entro percentuali economicamente sostenibili.